Catanzaro, Crotone, Vibo

Domenica 24 Novembre 2024

Vibo, tre assoluzioni per la tentata estorsione alla “Danielsos Car”

Francesco Nicolino Franzè e Domenico Carrà

Sentenza ribaltata in Appello. sono stati, infatti, tutti assolti «perché il fatto non sussiste» i tre imputati accusati di tentata estorsione aggravata ai danni della concessionaria “Danielsons Car” di località Aeroporto e condannati, nel gennaio di quattro anni fa, al termine del processo celebrato davanti al Tribunale collegiale di Vibo e scaturito dalle operazioni “Prometeo” e “Una tantum”. In particolare la Corte d’Appello di Catanzaro (presidente Loredana De Franco, consiglieri Giovanna Mastroianni e Ippolita Luzzo) ha pronunciato sentenza di assoluzione nei confronti di Francesco Nicolino Franzè, 63 anni di Vena Superiore (avv. Giuseppe Di Renzo e avv. Giuseppe Grande), del figlio Francesco Franzè, 34 anni e del genero Domenico Carrà di 42 anni, entrambi difesi dall’avv. Di Renzo. Ad appellare la sentenza del Tribunale di Vibo erano stati proprio gli imputati. In primo grado Francesco Nicolino Franzè (ritenuto il principale imputato) era stato condannato a cinque anni e nove mesi di reclusione, mentre di cinque anni e sei mesi ciascuno era stata la condanna pronunciata dal Tribunale nei confronti di Francesco Franzè e di Domenico Carrà. «Sono stati assolti gli imputati e smentite le persone offese, una durissima battaglia», il commento dell’avv. Giuseppe Di Renzo dopo la lettura in aula del dispositivo. Una sentenza, questa pronunciata dalla Corte d’Appello, che arriva al termine di un iter processuale molto complesso avviato nel 2010 e che aveva cambiato 14 collegi giudicanti in sei anni. Il 18 gennaio del 2018 si giungeva finalmente a sentenza e, in quell’occasione, i legali di parte civile non nascondevano la soddisfazione per essere anche riusciti a dimostrare come le telecamere di videosorveglianza non fossero mai state manomesse e come i testimoni avessero subito minacce e intimidazioni. Ieri però a ribaltare completamente la situazione è stata la Corte d’Appello davanti alla quale l’impianto accusatorio si è letteralmente frantumato. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Catanzaro

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