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Il nodo dello smaltimento dei fanghi a Pizzo. Da ben sette anni non c’è alcun dato

Il report della Regione fermo al 2015 anno in cui solo quattro comuni su 50 comunicavano le cifre. Intanto il prodotto ultimo della depurazione intasa gli impianti

Le contraddizioni di una regione la cui principale risorsa è l’industria turistica. Infatti se da una parte si parla e si ri-parla del rilancio del settore, si sbandierano i numeri delle presenze e delle prenotazioni, dall’altra poca importanza si dà all’ambiente, alla salute del mare in cui per troppo tempo si è scaricato di tutto.
Esempio lampante delle violazioni perpetrate l’enorme quantità di fanghi liberati negli anni nelle acque marine e non correttamente smaltiti e le altrettanto enormi quantità che oggi intasano i depuratori limitandone o addirittura bloccandone il funzionamento. E non si tratta di qualche quintale, ma di centinaia di migliaia di tonnellate di fanghi. A Pizzo, per esempio, la quantità di fanghi in “giacenza” sarebbe inimmaginabile (si parla di qualcosa come cento tonnellate) ed è ben comprensibile il danno che l’immissione in mare provocherebbe.

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