Un utile momento di riflessione sui deleteri risvolti socio-economici della criminalità organizzata in Calabria. Questo è stato il pubblico incontro “Chi ha il lavoro ha il potere”, tenuto in piazza Guglielmo Marconi di Falerna capoluogo per la tenacia e la volontà dell’associazione politico-culturale “Hope”, nata sulla scia dello sconvolgimento prodotto nella comunità dall’inchiesta giudiziaria “Alibante”. Il neosodalizio falernese vuole rappresentare la speranza dei giovani che lo costituiscono in una Calabria migliore, convinti che possa esserci un altro modo di fare politica, coinvolgente, come arte di stare insieme dignitosamente, ha spiegato Valentina Rotella, vicepresidente di “Hope”. Che ha chiarito pure come la frase “chi ha il lavoro ha il potere” sia stata pronunciata da un boss per significare che si utilizza spesso il lavoro per tenere sotto scacco la società. Insomma, alla ‘ndrangheta bisogna togliere decisamente il consenso della gente, come ha sottolineato il procuratore della Repubblica di Vibo Valentia, Camillo Falvo, se vogliamo che non continui a controllare l’economia di una regione che si ritrova frequentemente agli ultimi posti. Certo, la situazione sta migliorando lentamente, grazie non solo all’impegno della magistratura e delle forse dell’ordine. Ma il cambiamento definitivo dipende da tutti noi, ha detto Falvo, scegliendo la legalità persino in quello che sembra meno importante. La mancanza di consenso scardina il malaffare, l’illegalità diffusa. Serve un fronte unito contro la ‘ndrangheta, che usa la violenza sulle persone isolate. Occorre una rivoluzione culturale. Come quella ricercata da “Hope”.
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