È un racconto straziante quello di Felicia Arcella, 64enne invalida, costretta a trascorrere le sue giornate in una casa popolare di Sant’Onofrio, al secondo piano, senza ascensore. Dopo la perdita del marito e del figlio, morto a soli 32 anni, la donna si è lasciata andare. A causa dell’impossibilità di deambulare, non esce più di casa se non per estrema necessità e solo con l’aiuto di volontari.
Impossibile percorrere 6 rampe di scale a piedi. «Sono in carcere senza aver commesso reato», commenta. Da anni chiede all’Aterp che le venga assegnato un alloggio al piano terra – per altro disponibile nello stesso stabile – ma le sue parole non vengono ascoltate. «L’ex sindaco Maragò – spiega – si era impegnato a far ristrutturare l’immobile ubicato al piano strada, poi la consiliatura è finita e non se n’è fatto più nulla. Sarei disposta anche a spostarmi su Vibo – aggiunge – l’importante è uscire da questa prigione». Felicia dovrebbe, per altro, effettuare un intervento agli occhi, perché ci vede poco, ma non può farlo in quanto non ha nessuno che la “trasporti” fino alla porta d’ingresso del palazzo.
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