«Noi tutti familiari di Pasquale e Francesco ci rivolgiamo a voi, operatori della giustizia, perché questo silenzio che dura da 31 anni è ormai insopportabile. All’alba del 24 maggio 1991 sono stati uccisi due poveri innocenti e le nostre ferite sono ancora aperte, anche e soprattutto perché i nostri congiunti assassinati non hanno avuto ancora giustizia». Per l’ennesima volta Francesco Cristiano, fratello di Pasquale, ha lanciato il suo accorato appello perché si faccia luce sul duplice delitto della Miraglia di 31 anni fa, la strage dei due netturbini trucidati mentre stavano lavorando.
Un grido di dolore rivolto alle istituzioni perché si riaprano le indagini e si squarci il velo di omertà calato sulla morte di due innocenti vittime dello strapotere malavitoso. I due netturbini sono stati ricordati ieri in una cerimonia svoltasi proprio nel piazzale dove è avvenuto il delitto. Si è trattato della prima “Giornata della memoria lametina delle vittime innocenti di ‘ndrangheta”, istituita dal Consiglio comunale di Lamezia. Ad organizzare la cerimonia, oltre all’ente comunale, anche l’Ala (Associazione antiracket Lamezia), la Fondazione Trame e l’Agesci Zona Reventino. A sostenere l’iniziativa pubblica anche Arci Servizio Civile, la parrocchia del Carmine, il Masci zona Reventino e l’Associazione Comunità Progetto Sud. Presenti anche il deputato Pino D’Ippolito e le rappresentanze delle forze dell’ordine. Oltre a Pasquale e Francesco sono stati ricordati altri lametini periti per mano ‘ndranghetista: il giudice Francesco Ferlaino, il sovrintendente di polizia Salvatore Aversa e la moglie Lucia Precenzano, il fotografo Gennaro Ventura, il vigile del fuoco Pietro Bevilacqua, la guardia giurata Antonio Raffaele Talarico.
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