Il caso dei tagli selvaggi nei boschi del Parco delle Serre, sollevato ieri dalla Gazzetta e finito da tempo all’attenzione della Procura di Vibo, rivela un altro paradosso dovuto a mancanze politiche, prima che a lungaggini amministrative. Se non si adotta uno strumento fondamentale per un ente di tutela ambientale, ovvero il Piano del Parco, nell’area protetta non ci sono regole “speciali” che disciplinino i tagli. Dunque perfino nei Sic (Siti di interesse comunitario), che in teoria dovrebbero essere zone di riserva integrale, vale di fatto lo stesso tipo di norme che è in vigore al di fuori del territorio del Parco.
L’ente di tutela ambientale che la Regione ha istituito da decenni nelle Serre, dunque, oggi non ha di fatto alcuna competenza per autorizzare o meno il taglio di alberi. L’unico ente autorizzatore è la Regione in base alle regole generali del Piano di gestione forestale. E a Serra San Bruno, per esempio, è in vigore (per una durata di 20 anni) il Piano di assestamento approvato durante lo scorso decennio dal Comune. Invece il Piano del Parco, qualora fosse predisposto dall’ente di tutela ambientale e poi approvato dal Consiglio regionale, sarebbe una norma sovraordinata e dunque avrebbe rango superiore rispetto al provvedimento comunale.
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