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Crotone, D’Arca ucciso davanti al bar. Il Pg: confermare le condanne

Il processo d’appello per il 54enne assassinato nel 2019. A Pizziniti in primo grado 15 anni, al nipote 11

«Confermare le condanne del primo grado di giudizio». Ieri la Procura generale, rinunciando al ricorso presentato dalla Procura di Crotone (non condividendone le argomentazioni), ha chiesto alla Corte d’Assise d’appello di Catanzaro di ribadire le stesse pene che, il 24 giugno 2021, la Corte d’assise aveva comminato ai due – Francesco Pezziniti (80 anni) e suo nipote Giuseppe Cortese (32) – sott’accusa per l’uccisione di Stefano D’Arca. Nonno e nipote sono ritenuti i responsabili della morte del 54enne assassinato l’8 marzo 2019 a pochi metri dal Bar Moka, in viale Regina Margherita a Crotone.

Un anno fa, i giudici avevano inflitto 15 anni e 7 mesi di carcere a Pezziniti, che sparò alla vittima, e 11 anni di reclusione a suo nipote, che invece deve rispondere di concorso anomalo in omicidio (in quanto avrebbe commesso un reato diverso da quello provocato da uno dei concorrenti). Ad entrambi è contestata anche la detenzione abusiva d’arma e di proiettili.

L’omicidio, come ricostruito ieri in aula dalla Procura generale, si consumò la notte dell’8 marzo di tre anni fa. Pochi minuti dopo la mezzanotte, D’Arca che si era recato all’interno del Bar Moka avrebbe assunto modi aggressivi. Il 54enne, così com’era già emerso in fase di indagini preliminari e durante il dibattimento di primo grado, prima iniziò a litigare con Giuseppe Cortese, per poi prendere a calci e a pugni il bancone dell’attività commerciale. La situazione degenerò in maniera tale che si rese necessario l’intervento del titolare del bar (il padre e genero dei due imputati), dei dipendenti del locale e di un cliente che in quel momento si trovava lì dentro.

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