Catanzaro, Crotone, Vibo

Domenica 22 Dicembre 2024

I verbali di Rinascita-Scott: “Solo due clan di Vibo riconosciuti a Polsi”

Pasquale Bonavota

Il «riconoscimento» davanti al Crimine di Polsi lo avrebbero avuto solo i Mancuso e i Bonavota. Sarebbero state queste, secondo il pentito Vincenzo Albanese, le «famiglie di 'ndrangheta più importanti del Vibonese». Le altre, a suo dire, in un modo o nell'altro avrebbero «bisogno di un esponente riconosciuto che faccia da tramite». Genero di Rocco Bellocco, collaboratore di giustizia dal 2015, Albanese dice di aver avuto, assieme al cognato, il monopolio dei trasporti nella Piana con un’azienda che avrebbe percepito «anche fondi della Regione Calabria», con i Bellocco che avrebbero «protetto» un’importante azienda di spedizioni che stipulava contratti con loro.

Dai Bonavota ai Vallelunga

Sostiene di essere stato introdotto negli ambienti criminali proprio dal suocero e di aver così conosciuto diversi elementi di vertice delle famiglie calabresi: «Ricordo – si legge nei verbali depositati nei giorni scorsi nel processo “Rinascita-Scott” – che lo accompagnavo, per esempio, a Cosenza, dove mi parlava di Sena e me lo presentava, a Cetraro dove mi parlava di Muto e me lo presentava, a S. Onofrio dove mi parlava dei Bonavota e me li presentava, nelle Serre dove mi faceva conoscere Vallelunga Damiano e così via».

La «macchia d’onore»

Proprio dei Bonavota, coinvolti nel maxiprocesso in corso nell’aula bunker di Lamezia, Albanese descrive l’assetto interno: «Ho saputo che agli inizi degli anni 2000 Bonavota Pasquale (latitante, ndr), siccome aveva una "macchia d'onore" (aveva avuto una relazione con una donna sposata con un collaboratore di giustizia), nei primi anni 2000 si allontanò da Sant'Onofrio e si spostò a Roma, dove continuò a curare gli affari della cosca, tornando spesso a S. Onofrio». Per questo motivo a prendere le redini della cosca sarebbe stato Domenico, considerato «il più serio, determinato, affidabile, "cattivo" dei fratelli». Anche se «Pasquale era solito rientrare in Calabria». Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Catanzaro  

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