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Trattamento dati personali, assolto il "superconsulente" Genchi

Presunti illeciti nel periodo della sua collaborazione con l’ex pm di Catanzaro Luigi de Magistris nell’ambito delle indagini Why not e Poseidone. Dai tabulati dei dati relativi al traffico telefonico relative ad alcune utenze cellulari in uso ad Alberto Cisterna, sarebbero stati ricostruiti contatti anche con Luciano Lo Giudice, appartenente a una famiglia di 'ndrangheta di Reggio Calabria

Gioacchino Genchi

La quinta sezione del Tribunale di Palermo ha assolto l’ex vicequestore di polizia Gioacchino Genchi, oggi avvocato, accusato di abuso d’ufficio e del trattamento illecito di dati personali dell’ex procuratore nazionale antimafia aggiunto, Alberto Cisterna.
Secondo il magistrato, Genchi - già superconsulente informatico di vari uffici giudiziari - avrebbe commesso gli illeciti nel periodo della sua collaborazione con l’ex pm di Catanzaro Luigi de Magistris (poi divenuto due volte sindaco di Napoli) nell’ambito delle indagini Why not e Poseidone. Cisterna aveva denunciato i fatti anche perché, in un periodo successivo, Genchi aveva reso nota la sua rete di rapporti nel libro-intervista scritto col giornalista Edoardo Montolli «Il caso Genchi. Storia di un uomo in balia dello Stato».
La sentenza è del collegio presieduto da Donatella Puleo, a latere Salvatore Flaccovio e Marina Minasola, che ha disposto la restituzione all’imputato dei dati in sequestro, onerandolo a sua volta della restituzione alle autorità giudiziarie di quanto posseduto senza averne più titolo.
I fatti risalgono in parte al 2009 e la Procura di Palermo aveva chiesto due anni, perché Genchi, difeso dall’avvocato Fabio Repici, aveva rinunciato alla prescrizione. Cisterna era parte civile, con l’assistenza dell’avvocato Monica Genovese. I pm del capoluogo siciliano, all’epoca guidati da Francesco Messineo, dopo l’uscita del libro, avevano deciso il sequestro del cosiddetto «Archivio Genchi», di tutti i sistemi e i supporti informatici al tempo utilizzati dal consulente.
Nel corso delle indagini di de Magistris a Catanzaro, dai tabulati dei dati relativi al traffico telefonico emersero alcune utenze cellulari in uso ad Alberto Cisterna e attraverso queste furono ricostruiti contatti anche con Luciano Lo Giudice, appartenente a una famiglia di 'ndrangheta di Reggio Calabria. Per queste ragioni il Csm aveva trasferito d’ufficio il magistrato, giudicato anche incompatibile con lo svolgimento di funzioni requirenti, misure poi confermate dalle sezioni unite della Cassazione.
I dati divulgati dal consulente, come sostenuto nel corso del processo di Palermo dall’avvocato Repici, «non riportano alcun dato personale del dottor Alberto Cisterna, trattandosi tutte di informazioni pubbliche, già ampiamente divulgate da fonti aperte». A Genchi il Garante della privacy aveva inflitto una sanzione di 192 mila euro, annullata prima dal tribunale civile di Palermo e poi dalla Cassazione, che aveva evidenziato «la congenita debolezza dell’impianto istruttorio su cui si regge l’accusa». In particolare non era stato «effettivamente provato, sulla scorta di un’analisi tecnica approfondita, che il Genchi avesse trattato i dati in suo possesso per finalità estranee a quelle di giustizia, in ragione delle quali era avvenuta l’acquisizione».

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