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Caso Akros a Crotone, gli atti tornano alla Procura. Servirà il decreto di citazione in giudizio

Il crac della società, fari sulla contestazione della bancarotta semplice. Sotto accusa l’ex liquidatore Antonio Barberio (sindaco di Scandale)

Tutto da rifare per il procedimento scaturito dall’inchiesta coordinata dalla sostituta procuratrice, Ines Bellesi, sul crac di “Akros spa”, la società mista pubblica-privata che si occupava della raccolta differenziata in provincia, dichiarata fallita il 26 aprile 2016. Ieri il giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Crotone, Massimo Forciniti, ha disposto la restituzione degli atti del fascicolo d’indagine alla Procura. Il motivo? Il reato di bancarotta semplice che viene contestato all’unico indagato finito sotto accusa - l’ex amministratore ed ex liquidatore dell’azienda Antonio Barberio, 65 anni, che è anche l’attuale sindaco di Scandale - in caso di esercizio dell’azione penale avrebbe dovuto prevedere la disposizione del decreto di citazione diretta in giudizio da parte del pm, anziché la richiesta di rinvio a giudizio con tanto di fissazione di udienza preliminare così come invece è stato deciso nei mesi scorsi. Il tutto, ha sottolineato in aula il gup, sulla base di quanto stabilisce l’articolo 550 del codice di procedura penale: «Il pubblico ministero - recita la norma - esercita l'azione penale con la citazione diretta a giudizio quando si tratta di contravvenzioni ovvero di delitti puniti con la pena della reclusione non superiore nel massimo a quattro anni o con la multa, sola o congiunta alla predetta pena detentiva».

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