Eni Rewind insiste per non essere tacciata come responsabile dell’inquinamento delle ex aree industriali di Crotone che oggi è chiamata a bonificare, ma su questo punto il Consiglio di Stato lascia la “partita” aperta. Si può sintetizzare così la decisione dei giudici amministrativi di ultima istanza che, il 14 giugno, hanno rigettato il ricorso dell’ex Syndial contro la sentenza del Tar di Catanzaro che, l’11 settembre 2017, indicò la società del gruppo Eni responsabile della contaminazione perché titolare dei siti dove si trovano le scorie prodotte dalle fabbriche dismesse. Sulla «responsabilità ambientale – venne stabilito in primo grado - non avrebbe avuto rilievo solo il principio del "chi inquina paga", ma anche l’obbligo di bonifica a carico del proprietario» delle zone industriali. In pratica, per il Tribunale amministrativo regionale, ci sarebbe «una responsabilità oggettiva o, comunque, “da posizione” dell’impresa». Diversa la tesi del CdS. Che ritiene «superata» la contestazione di «violazione del principio europeo “chi inquina paga”» che la multinazionale addebita al ministero della Transizione ecologica, poiché le ha «addossato la responsabilità degli interventi di bonifica indipendentemente dall’accertamento di una effettiva responsabilità nella determinazione dell’inquinamento». Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Calabria