Il senatore Nicola Morra chiede al prefetto Roberta Lulli di disporre un accesso agli atti alla Provincia. Ed è grave che a farlo, a distanza di circa due anni dall’operazione “Petrolmafie” della Dda di Catanzaro, debba essere il presidente della Commissione parlamentare antimafia. Comunque sia e al di là delle responsabilità di ciascuno – nelle competenti sedi giudiziarie le singole posizioni degli imputati saranno attentamente vagliate – resta un dato oggettivo, ovvero il coinvolgimento nell’inchiesta del presidente dell’Ente intermedio Salvatore Solano. Per molto meno, negli anni, le attività di diversi Comuni del Vibonese sono state scandagliate e diversi consigli comunali sono stati sciolti. Diversi enti, appunto, ma non tutti perché in alcune circostanze sono stati utilizzati due pesi e due misure.
Per il caso della Provincia nessun peso e nessuna misura e lo stesso dicasi per il Comune capoluogo su cui la maxi-inchiesta “Scott Rinascita” ha avuto un certo effetto considerato il coinvolgimento di un dirigente, un consigliere, un ex assessore e dipendenti. Senza considerare la gravità delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia i quali non possono essere ritenuti credibili per alcune vicende e per altre no. Inoltre proprio in seguito al maxi-blitz si dimetteva – pur non essendo minimamente sfiorato dall’indagine – il presidente del Consiglio comunale (lasciando al contempo in modo definitivo palazzo “Luigi Razza”) che parlava «di assenza dei presupposti per svolgere con serenità il proprio mandato».
Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Catanzaro
Caricamento commenti
Commenta la notizia