Danneggiamenti e incendi per stancare gli agricoltori e costringerli a lasciare le terre. Passano gli anni ma le “modalità di azione” per uno spopolamento delle campagne organizzato, rimangono le stesse.
Negli anni 90 a denunciare una sorta di “avanzata” sui terreni del Poro della criminalità per riconvertire la fertile zona a coltivazioni illegali di marijuana erano l’allora senatore Saverio Di Bella e il giornalista Michele Garrì (storico corrispondente dell’Agi), oggi a distanza di circa trent’anni analoga denuncia (anche se la finalità di una ipotetica riconversione della produzione sarebbe diversa) arriva da un imprenditore agricolo di Briatico la cui azienda da oltre vent’anni produce anche la Cipolla rossa di Tropea-Calabria Igp.
Recenti danneggiamenti nelle sue proprietà a impianti di irrigazione e quant’altro e, soprattutto, quattro incendi in rapida successione (l’ultimo dei quali appiccato in un campo coltivato a grano risale a pochi giorni fa) hanno indotto Francesco Melograna a rendere pubblicamente nota la gravità di quanto si starebbe verificando nella zona di Briatico, dopo aver sporto regolare denuncia per tutti gli episodi delinquenziali di cui è stato vittima.
«Da tempo ormai è in atto – commenta l’imprenditore agricolo – una sorta di stillicidio di atti minatori tendenti a stancare in particolare i piccoli agricoltori e indurli a lasciare le terre. Sconfinamenti continui di greggi che distruggono interi raccolti, danneggiamenti e incendi stanno inducendo più di uno a mollare. Qualcuno sta cercando di farlo anche con me, ma sbaglia – ribadisce il produttore briaticese – perché io non ho intenzione di andarmene da nessuna parte».
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