La sera dell’11 luglio 2019, Alberto Luca Valentino, 38enne di Catanzaro, venne ucciso con un colpo di pistola calibro 9 allo zigomo destro. A sparare sarebbe stato Domenico Bruno, 50 anni di Petilia Policastro, il quale avrebbe messo a segno il delitto con la complicità del petilino Pierluigi Ierardi, 30 anni, nell’ambito di un “regolamento di conti” voluto dalla cosca di Petilia. È l’ipotesi accusatoria messa nero su bianco dal sostituto procuratore della Dda di Catanzaro, Pasquale Mandolfino, nell’avviso di conclusione indagini sull’assassinio del 38enne originario di Catanzaro Lido, che viveva a Caccuri. L’omicidio si consumò in località Cavone Grande, nelle campagne di Pagliarelle, dove la vittima fu successivamente ritrovata cadavere da un allevatore del posto.
Bruno e Ierardi devono rispondere di concorso in omicidio aggravato dalla premeditazione e dal metodo ’ndranghetistico, oltre che di detenzione illegale e porto d’arma in luogo pubblico. Ma ambedue le aggravanti sono state escluse dal gip in fase di emissione della misura di custodia cautelare che è stata rigettata per Ierardi e accolta per il solo Bruno. Per questo la Procura antimafia ha fatto appello al Tribunale del Riesame di Catanzaro contro l’ordinanza di arresto della giudice per le indagini preliminari Chiara Esposito. Secondo gli inquirenti, infatti, è gravemente indiziato non solo Bruno (già coinvolto nel processo di ‘ndrangheta “Eleo” e l’unico a finire in manette a maggio scorso per la morte di Valentino) ma anche Ierardi (accusato anche di avere ammazzato Massimo Vona a Petilia Policastro il 30 ottobre 2018), con quest’ultimo che per la Dda avrebbe affiancato il presunto killer la sera dell’omicidio. A dare un contributo all’attività investigativa dei carabinieri del Nucleo investigativo di Crotone, guidato dal capitano Roberto Cara, pure un articolo apparso il 16 gennaio 2020 sulla “Gazzetta del Sud”. Alla lettura di quel “pezzo”, che parlava dei possibili sviluppi nelle indagini sull’uccisione di Valentino, Bruno avrebbe reagito così al telefono: «Sparite… senti a me! Che abbiamo il fermo stanotte! Vediamo che succede stasera… io dico che la cosa è imminente! Se non è ‘sta notte vengono e mi arrestano a me domani…m’hannu visti a chillu omicidiu».
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