L’aggiudicazione di lavori ad aziende ritenute «riconducibili alla criminalità organizzata» ha un peso notevole nelle motivazioni con cui il Ministero dell’Interno ha chiesto e ottenuto lo scioglimento del Consiglio comunale di Soriano per infiltrazioni mafiose. Un provvedimento decretato dal capo dello Stato lo scorso 17 giugno contro cui il sindaco Vincenzo Bartone ha già annunciato di voler ricorrere dinnanzi alla giustizia amministrativa. Lo confermano diversi passaggi della relazione che la ministra Luciana Lamorgese ha indirizzato al presidente della Repubblica di cui la Gazzetta del Sud ha anticipato i contenuti nell’edizione di ieri. La commissione d’accesso che ha esaminato gli atti comunali su mandato della Prefettura vibonese avrebbe «rilevato che nelle gare di importo superiore a 5000 euro – si legge nella relazione – è emerso che diversi lavori di manutenzione sono stati assegnati ad alcune imprese controindicate, le quali sono state successivamente oggetto anche di provvedimenti interdittivi antimafia». Alcuni casi, sempre secondo il Viminale, sono sintomatici e rivelerebbero anche degli escamotage nel tentativo di aggirare le norme antimafia. Una ditta «destinataria di affidamenti diretti da parte del Comune», per esempio, sarebbe stata costituita «solo pochi giorni dopo» la cancellazione dalla white list della Prefettura di Vibo di un’altra azienda edile «il cui titolare è uno stretto congiunto dell’intestatario della nuova società». Il collegamento tra le due società sarebbe «evidente» secondo la Prefettura: la costituzione di quella nuova, «che peraltro ha chiesto inutilmente l’iscrizione nelle liste delle società immuni da controindicazioni», sarebbe insomma «un tentativo per eludere gli effetti del provvedimento interdittivo e continuare a ottenere affidamenti da parte della pubblica amministrazione». Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Catanzaro