La Dda di Catanzaro ha fatto ricorso in Cassazione per chiedere che venga applicato un trattamento sanzionatorio più aspro nei confronti dell’ex assessore regionale Francesco Talarico. Il politico, nell’ambito del processo scaturito dall’inchiesta “Basso profilo”, ad ottobre del 2021 è stato condannato in primo grado con il rito abbreviato a cinque anni per il reato di scambio elettorale politico mafioso.
In particolare, secondo l’accusa, quando Talarico si presentò alle elezioni per la Camera dei deputati nel 2018 nel collegio di Reggio Calabria avrebbe potuto contare sull’appoggio elettorale di soggetti imparentati o ritenuti vicini ai clan locali. Nelle motivazioni della sentenza, depositate ad aprile di quest’anno, il Gup del Tribunale di Catanzaro Simona Manna descrive Talarico come «un uomo delle istituzioni che scende a patti con la criminalità organizzata per sfruttarne le capacità di controllo del territorio, al fine di conseguire indebiti vantaggi». Sostanzialmente quella sollevata ora dalla Procura antimafia del capoluogo dinanzi alla Corte di Cassazione è una questione non tanto di merito quanto squisitamente di diritto ritenendo evidentemente la pena inflitta non adeguata all’accusa contestata secondo le normative vigenti. La legge sullo scambio elettorale politico mafioso è stata in effetti riformata prevedendo pene più aspre nel 2019. In sostanza secondo il Gup che ha condannato Talarico i fatti contestati all’ex assessore riguardano il periodo che va dal giugno 2017 al marzo 2018, per questo sarebbe stato applicato il vecchio trattamento sanzionatorio. La Dda di Catanzaro ritiene invece che vengano applicate le nuove sanzioni previste dalla normativa aggiornata.
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