I Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Cosenza, nonostante le difficoltà connesse alla grave situazione pandemica, hanno recentemente condotto, su tutto il territorio calabrese e nazionale, una serie di azioni investigative, che hanno consentito non solo il recupero di centinaia di reperti archeologici, frutto di scavi clandestini, ma anche il sequestro di numerosi beni d’antiquariato, tra cui importanti dipinti commercializzati in Calabria e provenienti da furti in abitazione consumati in tutta Italia, nonché di diverse opere d’arte contemporanea false. Particolarmente significativa è risultata l’attività investigativa che ha portato al recupero di una pisside in argento trafugata dalla Chiesa di San Nicola di Mileto (VV) nell’aprile del 1979, unitamente ad altri beni. Il recupero dell’importante bene culturale, opera di argenteria napoletana del XIX sec., a decorazione di tipo barocco, donata alla cattedrale da Mons. Vincenzo Maria Armentano, Vescovo di Mileto dal 1824, si è reso possibile grazie al costante monitoraggio delle vendite di tale particolare tipologia di beni eseguite tramite le diverse case d’asta nazionali ed estere. Nello specifico, l’immagine della pisside, riportata nel 2018 sul catalogo di una nota casa d’asta toscana, è stata comparata con quelle di altri analoghi beni da ricercare, e registrati nella Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti gestita dal Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale. Tale accertamento ha permesso di individuare la perfetta corrispondenza tra il bene posto all’asta e quello inserito nel suddetto data base, a seguito dell’evento delittuoso consumato ai danni della Chiesa di Mileto. Di notevole interesse si è rivelato il rinvenimento, nelle acque dell’Area Marina di Capo Rizzuto, in località Secche di Capobianco, di nove cannoni in ghisa, una enorme ancora in ferro e, soprattutto, una campana in bronzo, riferibili ad una nave naufragata, tutti risalenti al periodo XV – XVI sec. La stessa campana, che è l’unico pezzo recuperato, con il supporto del Nucleo Carabinieri Subacquei di Messina, e giudicato in “buono” stato di conversazione, sarà sottoposta a restauro al fine di poter risalire ad ulteriori informazioni utili per identificare la nave, tenuto conto che solitamente tale strumento recava l’anno di fusione e, talvolta, il marchio dell’artigiano che l’aveva realizzata, il nome della nave e l’emblema della Marina o dello Stato sotto la cui bandiera navigava.