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Isola Capo Rizzuto, truffa e traffico illecito di rifiuti: i 9 imputati chiedono l’abbreviato

L’inchiesta sulla società “Le verdi praterie”

Hanno chiesto di essere giudicati con rito abbreviato subordinato all’ascolto di due consulenti tecnici, i nove imputati coinvolti nell’inchiesta “Erebo Lacinio” della Dda di Catanzaro, che ipotizza una truffa mirata a percepire indebitamente fondi pubblici per 14.532.921 euro, oltre ad un presunto traffico illecito di rifiuti legato alla produzione di energia da biogas. Ieri, davanti al gup distrettuale, è terminata così l’udienza preliminare del procedimento scaturito dall’operazione coordinata dai pm Paolo Sirleo e Domenico Guarascio, venuta alla luce il 2 marzo 2021 con l’esecuzione di sei misure cautelari da parte della Guardia di Finanza di Crotone. Hanno optato per il rito alternativo (che in caso di condanna prevede lo sconto di un terzo della pena): la 56enne Antonella Stasi, titolare delle quote del “Gruppo Marrelli” ed ex presidente facente funzioni della Regione; Anna Crugliano (48 anni), legale rappresentante dell’azienda agricola “Le verdi praterie Srl” di Isola Capo Rizzuto; i dipendenti della società, Francesco Carvelli (58), Salvatore Esposito (52) e Salvatore Succurro (43); gli operai dell’azienda, Antonio Muto (59) e Raffaele Rizzo (51), il tecnico Roberto Stasi (50); e la società “Le verdi praterie Srl” di Isola Capo Rizzuto. Devono rispondere, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti, truffa ai danni del Gestore del servizio energetico nazionale, illeciti fiscali, indebita percezione di erogazioni pubbliche, gestione abusiva dei rifiuti e violazione di norme ambientali. Dalle indagini sarebbe emerso che Stasi, assieme al marito Massimo Marrelli (l’imprenditore della sanità privata deceduto il 27 novembre 2018) e ad altri sei accusati, avrebbero promosso e organizzato l’ipotizzato raggiro attraverso “Le verdi praterie”.

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