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Vibo, estorsioni e droga nel nome dei Mancuso

L’indagine della Dda lombarda coinvolge 30 persone. Arrestato a Milano il genero del boss, ma per il gip non si tratta di un’associazione mafiosa

L’indagine segue un doppio binario: da un lato il traffico di droga, dall’altro il “recupero crediti” e le estorsioni. Parallela, e per nulla convergente, è anche la visione dei magistrati: la Dda di Milano ritiene di aver individuato un «gruppo criminale di matrice ‘ndranghetista, caratterizzato dallo stabile collegamento con la famiglia di ‘ndrangheta dei Mancuso di Limbadi». Si tratta dell’indagine “Medoro”, in cui vengono contestate l’associazione mafiosa, l’associazione finalizzata al traffico di stupefacenti e le estorsioni aggravate dal metodo mafioso. Il gip che ha vagliato le esigenze cautelari ne ha però smontato una parte: ci sarebbe il traffico di droga e anche di notevoli quantitativi, ma non il vincolo associativo finalizzato al narcotraffico; ci sarebbero le estorsioni, ma per due su tre è stata esclusa l’aggravante mafiosa. Soprattutto, secondo il gip, il fatto che il principale indagato (il 44enne Luigi Aquilano) sia il genero del boss 80enne Antonio Mancuso (“Zi ‘Ntoni”) non coincide con l’esistenza di una “famiglia Aquilano” operativa a Milano come una vera consorteria mafiosa. Il gip conclude infatti che «pur essendo emersi chiaramente i contatti con la famiglia Mancuso, contatti inevitabilmente dovuti ai vincoli spesso di stretta parentela, dalle indagini non si evince alcuna “alleanza” o “collegamento” giuridicamente rilevante con la cosca Mancuso».

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