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Lamezia, i pusher che parlavano di "guerre" e il 24enne "fatto senza battesimo"

Nuovi dettagli dalle informative sul giro di droga. I propositi del gruppo Pagliuso e i riferimenti a rituali di ’ndrangheta. Un padre al figlio: «Sei già guerriero, ti danno tutti i livelli in una volta»

Non ci sono solo i traffici di droga agli atti dell’inchiesta contro la rete di presunti pusher che riforniva la movida lametina e che è stata sgominata nei mesi scorsi. Come rivelato dalla Gazzetta del Sud, infatti, il gruppo che per la Dda di Catanzaro avrebbe fatto riferimento ad Antonio Pagliuso e allo “zio Tonino”, ovvero Felice Cadorna, avrebbe puntato, secondo i poliziotti del Commissariato di Lamezia e della Mobile del capoluogo, a inserirsi in un «vuoto di potere» creatosi dopo che operazioni e arresti avevano colpito il clan Iannazzo-Cannizzaro-Daponte, uscito vincente negli anni passati dalla faida che lo aveva contrapposto proprio al gruppo i cui “eredi”, ora, avrebbero puntato a conquistare le piazze di spaccio della città.
Pagliuso è tra i principali indagati ed è stato destinatario di ordinanza cautelare, mentre per lo “zio” il gip non ha ritenuto raggiunta la gravità indiziaria per i traffici di droga, ma ha rilevato che «è necessario un ulteriore approfondimento investigativo per definirne l’effettivo ruolo nell’associazione investigata, ben potendo emergere un suo ruolo apicale non tanto in siffatta associazione, ma in un’altra di diverso stampo criminale».

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