Due informative, per un totale di oltre 1.500 pagine, contengono molti particolari confluiti nell’inchiesta che nei mesi scorsi ha riguardato una rete di presunti pusher con base operativa in centro. Depositate agli atti, le due corpose cartelle sono state redatte dal personale del commissariato di polizia di Lamezia, della squadra mobile di Catanzaro e della sezione criminalità organizzata. Tutto è iniziato con l’arresto, nel settembre del 2017, di due presunti corrieri che trasportano 71 grammi di cocaina purissima. I loro soprannomi sono «conte» e «guerriero» e dai loro telefoni cellulari spuntano contatti da cui gli investigatori iniziano a ricostruire le singole maglie della rete, compresi i rifornimenti a Gioia Tauro, nel Vibonese e nel Cosentino. Nei giorni scorsi la Gazzetta del Sud ha rivelato quelle che gli stessi inquirenti hanno definito come le intercettazioni più rilevanti, in alcuni casi anche riguardanti indizi diversi rispetto allo spaccio di droga. Con piste che portano a sospetti legami con la politica e a ipotetici propositi di riempire un «vuoto di potere» criminale con un nuovo gruppo che più volte si richiama, almeno a parole, a dinamiche tipiche di ’ndrangheta. Nell’ultimo capitolo dell’informativa più corposa gli investigatori della polizia tracciano alcune conclusioni.
«Appare sin d'ora utile – si legge nelle carte –evidenziare la gravità dei fatti reato accertati e la pericolosità dell'organizzazione investigata. La stessa, infatti, opera in un territorio storicamente occupato da diversi sodalizi di 'ndrangheta, che si sono anche contrapposti in cruente faide per il controllo delle attività criminali, e da essi ha mutuato anche modalità operative e rituali invero non del tutto estranei alla storia familiare di alcuni degli odierni indagati».
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