Il “caro bollette” non frena la corsa. L'impennata dei prezzi, del 600 per cento in un anno, si sta abbattendo come uno tsunami sulle attività commerciali e sul comparto della ristorazione. Da crisi come questa, secondo gli operatori intervistati, se ne esce in due modi, o chiudendo le imprese o attraverso aiuti concreti da parte dello Stato. Una situazione esplosiva, dunque, che rischia di far chiudere battenti alle poche attività rimaste aperte, considerato che negli ultimi tre anni sono state oltre 70 quelle che hanno già chiuso. Da ottobre prossimo la situazione potrebbe addirittura aggravarsi ulteriormente, sono infatti, in arrivo le lettere degli enti energetici che stanno ridefinendo i contratti. «Pochi giorni fa – spiega Salvatore Paolì, commerciante di lunga data – ho dovuto versare una cifra da capogiro all’Inps. Alle tasse adesso si aggiungono i costi salati delle bollette di gas e luce che sono triplicati. Se lo Stato non interviene in maniera concreta non riusciremo a reggere questa ulteriore stangata». Sul corso Vittorio Emanuele, ieri, i proprietari dei negozi non hanno potuto fare a meno di commentare la difficile situazione economica dettata dalla crisi energetica. «Non riusciamo più ad andare avanti – denuncia Nicoletta Campisi – siamo vessati dalle tasse e dai rincari delle bollette che inesorabilmente limitano i nostri guadagni». Ma se per un negozio di abbigliamento gli aumenti sono vertiginosi, sono completamente in affanno ristoranti e pizzerie.
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