Grazie Catanzaro, è questo il messaggio che, attraverso i social, il sindaco del capoluogo calabrese Nicola Fiorita ha voluto lanciare ai suoi concittadini dopo l’emergenza per lo sbarco di oltre quattrocento migranti ospitati per quattro giorni nel palazzetto dello sport del quartiere Corvo. «È finita - ha scritto Fiorita sulla sua pagina Facebook - non ci resta che ripulire il PalaGallo e poi tutto tornerà alla normalità». Pra che i migranti sono stati smistati nei centri d’accoglienza di tutta Italia il primo cittadino traccia un bilancio dell’esperienza, sottolineando due aspetti. Il primo è che Catanzaro «non aveva mai dovuto fronteggiare uno sbarco di queste dimensioni. Nessuno se lo aspettava. È arrivato all’improvviso ma - sottolinea Fiorita - siamo stati all’altezza della sfida. Siamo un’amministrazione nuova ma abbiamo dimostrato competenza, efficienza, capacità di collaborare con le altre istituzioni preposte alla gestione dello sbarco. Abbiamo ricevuto i complimenti di tutti, abbiamo assicurato ordine e sicurezza, abbiamo assistito chi aveva bisogno. Possiamo dire che finalmente siamo stati all’altezza del nostro ruolo di capoluogo di regione. Anche così si recupera autorevolezza e credibilità».
Il sindaco poi ha voluto evidenziare la solidarietà dimostrata dai catanzaresi. «Tanta parte della città ci ha dato una mano. Chi è stato al PalaGallo - ha scritto Fiorita - ha respirato una straordinaria atmosfera di partecipazione, solidarietà, empatia. Il cuore grande della nostra città si è manifestato in vestiti, scarpe, cibo ma soprattutto in un profondo desiderio che tutto andasse per il meglio».
«Ora - è l’appello che il sindaco rivolge ai cittadini - questa forza collettiva deve riversarsi sul destino della nostra città. Con la stessa fiducia i catanzaresi devono lavorare per Catanzaro. Perché sia pulita, perché sia bella, perché sia accogliente con chi arriva da vicino come lo è stata con chi è arrivato da lontano. Loro sono andati via. Noi restiamo qui: più forti, più consapevoli della nostra forza».
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