«Rapace» e «vorace». Così il Tribunale di Crotone descrive la cosca Mannolo-Zoffreo-Trapasso-Falcone di San Leonardo di Cutro nelle motivazioni della sentenza con la quale, lo scorso 24 maggio, ha inflitto 19 condanne (e disposto 9 assoluzioni) al termine del processo di primo grado di rito ordinario scaturito dalle inchieste unificate, Malapianta e Infectio, coordinate dalla Dda di Catanzaro. Si tratta delle due operazioni messe a segno, tra maggio e dicembre 2019, da Guardia di Finanza e Polizia lungo l’asse Cutro-Umbria contro i “sanleonardesi”, attivi anche a Perugia. In oltre 500 pagine, il collegio presieduto da Massimo Forciniti (a latere i giudici Elisa Marchetto e Alfonso Scibona) parla del clan capeggiato dal presunto boss Alfonso Mannolo (al quale sono toccati 30 anni di carcere) impegnato non solo a vessare i villaggi turistici della costa ionica crotonese, ma pure a mettere alle corde le attività commerciali delle province di Crotone e Catanzaro. La ’ndrina, osservano i giudici, «non avvolgeva le proprie spire soltanto intorno alle più rilevanti attività economiche del territorio, quali i villaggi turistici, ma opprimeva anche i piccoli e giovani imprenditori, dimostrandosi pronta - con rapace voracità - a calare su di loro per fagocitarli non appena questi dimostravano difficoltà finanziarie». Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Catanzaro