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Crotone, tentò di accoltellare il rivale. Condannato a quattro anni

Il 37enne crotonese colpevole di tentato omicidio. Aggredì il compagno della sua ex moglie

Sei anni di carcere aveva chiesto il pm; quattro anni e 2 mesi di reclusione gli ha inflitto il giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Crotone, Michele Ciociola. Ieri è terminato così il procedimento di rito abbreviato a carico di Francesco Godano, il 37enne crotonese finito in manette il 14 maggio scorso con l’accusa di tentato omicidio.
Godano, difeso dall’avvocato Mario Nigro, è accusato di aver cercato di accoltellare, la sera del 26 aprile, all’esterno di una pescheria di Crotone, l’attuale compagno dell’ex moglie sferrando contro la vittima cinque fendenti, nessuno dei quali per fortuna, andati a segno.
L’uomo, come ha ricostruito la Polizia di Stato, durante le indagini, non si sarebbe rassegnato alla fine della sua relazione sentimentale con la ex, e non avrebbe accettato che questa avesse un nuovo compagno. Da qui il gesto che sarebbe potuto costare caro al suo rivale in amore, con il quale in precedenza aveva anche avuto un litigio. Il brutto episodio è avvenuto quattro mesi fa, quando i due malcapitati si sono recati in pescheria. Qui, la donna doveva discutere con l’ex cognato, titolare del negozio, dell’affidamento dei due figli avuti con Godano. Ma dopo dieci minuti di attesa all’esterno dell’attività commerciale, ecco arrivare il 37enne a bordo di un’auto «evidentemente» consapevole «della presenza» di entrambi sul posto. L’imputato, nascondendo dietro la schiena il coltello, s’è subito diretto verso il compagno della ex «tentando di colpirlo con svariati fendenti». Ma l’«azione è stata sventata – si legge nelle carte dell’inchiesta – per effetto dell’intervento» del commerciante che, col supporto di alcuni passanti, hanno allontanato immediatamente l’assalitore portandolo nella pescheria. Il tutto, è stato ripreso dalle telecamere di videosorveglianza posizionate all’interno e fuori dal negozio, utili a mettere insieme i momenti dell’aggressione. «Gli atti posti in essere dal Godano – osservano gli inquirenti – possono ritenersi diretti e univoci a cagionare la morte della persona offesa».

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