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L’ombra della ‘ndrangheta dietro le minacce e i riti massonici a Catanzaro

Nuovi particolari inquietanti emergono dall’inchiesta sullo Stato teocratico antartico. Il racconto agli inquirenti di un ex appartenente al “San Giorgio” che ha raccolto le paure di una donna inserita anche lei nel sodalizio

La targa del consolato che si trovava in viale Isonzo nell’edificio dove ha fatto irruzione la polizia nell’aprile 2021

Minacce, messe nere, riti massonici e l'ombra della criminalità organizzata. Dalle carte dell'inchiesta “L'Isola che non c'è” emerge un lato oscuro del sedicente Stato teocratico antartico di San Giorgio. A raccontarlo agli inquirenti sono state alcune delle vittime delle truffe che sarebbero state realizzate dietro lo schermo dello stato antartico. Il quadro più allarmante viene fuori dal verbale reso circa un anno fa da un'ex appartenente allo stato di San Giorgio. Agli investigatori della Digos e ai magistrati di Catanzaro ha raccontato di aver raccolto in più occasioni gli sfoghi di una donna anche lei inserita nello stato teocratico. Le avrebbe confessato di avere paura e di aver subito minacce da parte di un esponente di spicco dell'associazione «facendo leva su suoi presunti legami massonici e con esponenti della criminalità».
Stando alle parole della teste la donna aveva avuto un ruolo «attivo nell'associazione e ha assistito a molte cose». «Nel corso di queste telefonate – si legge nel verbale – mi ha persino parlato del fatto che alcuni membri dello Stato di San Giorgio facevano riti particolari, messe nere».

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