Il porto di Livorno era diventato “cosa loro”, da quelle banchine gli uomini della cosca Gallace e delle famiglie Pesce Bellocco Molè facevano transitare centinaia di chili di cocaina provenienti dal Sudamerica. La Dda di Firenze ha adesso chiuso le indagini per 23 persone coinvolte nel filone toscano della maxi inchiesta Nuova Narcos Europea coordinata anche dalla Dda di Reggio e di Milano e che ha portato a novembre 2021 a un centinaio di arresti. I magistrati fiorentini hanno svelato l’infiltrazione dei clan calabresi nel porto livornese ma anche la rete di fiancheggiatori su cui potevano contare per gestire i loro traffici illeciti. Agli indagati sono contestati i reati di associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, con l’aggravante mafiosa, possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi, detenzione di droga ai fini di spaccio, favoreggiamento personale e corruzione per un atto contrario ai doveri di ufficio. ù Secondo l'accusa Palamara, Riitano e Ierace, tutti ritenuti affiliati al clan Gallace di Guardavalle, sarebbero stati i committenti. In pratica gestivano in Italia «l'importazione di ingenti quantitativi di cocaina sulla scorta dei propri contatti con i narcos sudamericani». Tra i riscontri effettuati nel corso delle indagini c’è anche il maxi sequestro di circa 430 chili di cocaina nel porto di Livorno. La sostanza, in quel caso, si trovava occultata in un container che trasportava 18 colli composti da pannelli di legno delle dimensioni di circa 2 metri. In un vano, ricavato all’interno di uno dei 18 colli, vennero rinvenuti 266 panetti di cocaina tutti contrassegnati dal marchio H, del valore stimato di circa 15 milioni di euro, e, all’interno di un ulteriore collo di legname, un altro vano di dimensioni minori rispetto al precedente, contenente altri 164 panetti, contrassegnati anch’essi dal marchio H, per un totale di 430 kg di cocaina. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Catanzaro