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La morte della 20enne soveratese Simona Cavallaro, la Procura chiude il cerchio

Satriano, il fascicolo sulla terribile morte della ventenne soveratese Simona Cavallaro, uccisa un anno fa dal branco di cani. Sollecitato il rinvio a giudizio per il pastore proprietario del gregge e dei 15 maremmani assassini. Comune parte offesa, il legale della famiglia annuncia battaglia. Il 27 settembre udienza preliminare

La notizia era attesa da un anno dalle comunità di Soverato e di Satriano che hanno chiesto giustizia per Simona Cavallaro all’indomani della sua tragica morte, scendendo in strada in una delle manifestazioni più sentite e partecipate della cronaca locale. Hanno mostrato le ferite mai rimarginate che non hanno smesso di bruciare nei dodici mesi di indagini che separavano quel maledetto pomeriggio del 24 agosto del 2021 dalla verità. Arriva ora la chiusura ufficiale dell’attività della Procura della Repubblica di Catanzaro con la richiesta di rinvio a giudizio di due persone. La prima, prevedibile, è per Pietro Rossomanno, 45 anni, il pastore proprietario del gregge di cui i quindici cani meticci e maremmani, che hanno sbranato la ragazza nell’area pic nic di Monte Fiorino di Satriano, erano a protezione. L’uomo era stato sottoposto nel mese di aprile alla misura del divieto di dimora nel Comune di Satriano e dell’obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria con l’accusa di omicidio colposo «per la condotta omissiva con cui aveva lasciato pascolare in sua assenza il proprio gregge con al seguito un branco di cani di razza maremmana e meticcia composto da circa 15 esemplari, deputati alla protezione degli ovini e caprini, omettendo di vigilare sul comportamento dei cani e quindi, omettendo di richiamarli nel momento in cui gli stessi avevano iniziato a mostrarsi aggressivi, non essendo presente insieme a loro e al suo gregge».

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