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Inchiesta ‘Autogol’ a Crotone, “la piazza in mano al popolo rom”

Il gup spiega i motivi che l’hanno portato ad emettere le condanne a carico dei presunti spacciatori. A dare una mano ai carabinieri sono state le immagini della videosorveglianza

Gli imputati hanno dato vita ad «una vera e propria impresa illecita in grado di assicurare il costante soddisfacimento delle esigenze della clientela attraverso uomini e mezzi», così da creare una «piazza di spaccio» nel quartiere rom di via Acquabona.
Lo scrive la giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Crotone, Romina Rizzo, nelle motivazioni della sentenza con la quale, lo scorso 1 giugno, ha comminato pene per oltre 60 anni di carcere a carico delle otto persone coinvolte nel procedimento di rito abbreviato scaturito dall’inchiesta Autogol. Si tratta dell’operazione che il 13 maggio 2021, con l’esecuzione di 11 arresti da parte dei carabinieri, smantellò una presunta rete di pusher operante nel rione rom di Crotone.
L’attività investigativa coordinata dal sostituto procuratore Andrea Corvino, ricorda la Gup, iniziò a febbraio 2020 quando i militari dell’Arma sequestrarono il sistema di videosorveglianza installato da Massimino Berlingeri (che è stato condannato a 11 anni e 2 mesi di reclusione) all’esterno della sua abitazione, per monitorare i locali dell’ex liceo Gravina, immobile in disuso adibito da tempo a deposito di sostanze stupefacenti, armi e munizioni.

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