Isola Capo Rizzuto, chiesto il giudizio per Bruno. "Era il riferimento del clan"

C’è l’ex sindaco di Isola di Capo Rizzuto, il 41enne Gianluca Bruno, che è accusato di aver favorito la cosca Arena facendo da “cerniera” tra il Comune e il clan, per assecondare gli interessi della ‘ndrina. Ma c’è anche l’ex funzionario della Prefettura di Crotone, Carmelo Giordano di 55 anni, oggi in servizio a Reggio Calabria, che avrebbe ricevuto una tangente di 10 mila euro dal 43enne Leonardo Sacco, l’ex governatore della Misericordia di Isola, per non vigilare sui contratti di subappalto per il servizio mensa del Centro d’accoglienza per migranti di località Sant’Anna (che fa capo all’Ufficio territoriale del governo), quando era gestito dalla confraternita di Isola di Capo Rizzuto. Per i tre “colletti bianchi”, i pubblici ministeri della Dda di Catanzaro, Pasquale Mandolfino e Domenico Guarascio, hanno chiesto il rinvio a giudizio. L’udienza preliminare è in programma per il 20 ottobre davanti al gup del Tribunale di Catanzaro. Il procedimento rappresenta il nuovo filone d’inchiesta che la Procura antimafia ha aperto sulle presunte ingerenze della “locale” di ‘ndrangheta di Isola di Capo Rizzuto nella conduzione dell’allora Centro per richiedenti asilo (Cara) di Sant’Anna. L’attività investigativa, infatti, scaturisce dalla maxinchiesta “Jonny” che già nel 2017 svelò l’ipotizzata “longa manus” degli Arena e delle cosche isolitane sul business legato all’accoglienza dei profughi. L’ex primo cittadino di Isola, che deve rispondere di concorso esterno in associazione mafiosa, come scrivono i pm dell’Antimafia, fino al 2017 sarebbe stato «a disposizione della cosca» e «degli esponenti di vertice» dell’organizzazione: Antonio Poerio (condannato a 12 anni e 8 mesi di carcere nel processo d’appello di Jonny), Fernando Poerio (20 anni) e Leonardo Sacco (20 anni). Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Catanzaro