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Emigrazione giovanile in Calabria, preoccupa la “fuga” dei laureati

Regione al quinto posto nazionale per i trasferimenti all’estero. Ma a preoccupare sono i flussi interni verso il Nord

Vittorio Daniele

È un fatto noto che dal Sud si emigri. Forse meno noto è che lo stesso fenomeno interessi pure le regioni del Nord. In realtà si tratta di un quadro complesso. È un recente report del centro studi “Impresa lavoro” a indicare le cifre che riguardano l’emigrazione all’estero dei giovani dai 18 ai 39 anni nel quinquennio 2016-2020. Su scala nazionale sono stati oltre 400mila; dalla Calabria hanno varcato i confini nazionali in 15.277, lo 0,82% della popolazione. Un dato che piazza la regione al quinto posto di una classifica guidata dal Trentino Alto Adige con l’1,23% e poi il Friuli-Venezia Giulia e altre regioni dell’area centrale. «Trentino, Friuli, Valle d’Aosta sono casi differenti perché hanno posizioni geografiche particolari, godono di facilità negli spostamenti e vi sono anche ragioni culturali che li legano ai Paesi limitrofi più avanzati e attrattivi» spiega il prof Vittorio Daniele, ordinario di Politica economica all’Università Magna Græcia di Catanzaro. Il docente descrive un’emigrazione dal Nord verso l’estero quasi naturale, «un fatto fisiologico connesso alla globalizzazione: dal punto di vista individuale è positivo andare a lavorare a Londra o Berlino perché aumenta le opportunità. L’emigrazione verso l’estero riguarda, infatti, tutte le regioni, incluse quelle più sviluppate. Per quelle regioni povere, come la Calabria, ci sono ricadute negative, perché riduce le opportunità sul territorio».

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