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Vibo, crisi energetica e rialzo dei prezzi. Il futuro dei lavoratori è a rischio

Confindustria convoca le parti sociali per analizzare la drammatica situazione. Il primo passo sarà il ricorso alla cassa integrazione ma senza sostegni si arriverà presto a licenziamenti collettivi e chiusure delle aziende

«È una situazione straordinaria che va gestita in maniera straordinaria». A poco tempo di distanza dalla pandemia con conseguente crisi economica e produttiva, all’orizzonte delle imprese si stagliano ancora nuvole nere che lasciano presagire tempi ancor più cupi. Si parla di crisi energetica e la corsa al rialzo dei prezzi delle materie prime, che proprio in questo frangente stanno generando «costi insostenibili per le imprese di ogni settore mettendo a dura prova la tenuta di tutto il sistema sociale ed economico italiano». È questo l’allarme lanciato ieri dal tavolo degli imprenditori vibonesi, i quali, in via eccezionale, hanno convocato anche le parti sociali per discutere attorno al problema.
Del resto, come facilmente intuibile, la nuova crisi potrebbe avere un impatto devastante per il sistema produttivo vibonese, il cui tessuto è già piuttosto liso da molto tempo. Una preoccupazione, dunque, che non lascia affatto indifferenti le parti chiamate in causa che se, da un lato, intendono dare protezione alle aziende sane, dall’altra vogliono comunque aiutare i lavoratori, sui quali potrebbe in ultima istanza scaricarsi il peso della crisi economico-produttiva. Ecco dunque, il motivo per il quale il Consiglio direttivo di Confindustria Vibo, guidato dal presidente Rocco Colacchio, nel pomeriggio di ieri ha dato vita ad un confronto diretto, presso la propria sede, con i segretari della triplice sindacale di Cgil, Cisl e Uil, Enzo Scalese, Salvatore Mancuso e Pasquale Barbalaco.

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