Processo da rifare in Corte d’Assise d’Appello per il presunto boss di Belvedere Spinello Agostino Marrazzo, relativamente all’accusa dell’omicidio di Franco Iona; e nuovo giudizio di secondo grado anche per Sabatino Domenico Marrazzo (65 anni di Rocca di Neto) e per Saverio Gallo (60 anni, San Giovanni in Fiore) per il reato di associazione di stampo mafioso.
Così hanno decido ieri sera i giudici della Corte di Cassazione che hanno esaminato i ricorsi della Procura generale e delle difese contro la sentenza emessa il 17 dicembre del 2020 dalla Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro nell’ambito del procedimento scaturito dall’inchiesta Six towns contro le cosche della Presila e della Valle del Neto.
Rispetto a quel pronunciamento gli ermellini hanno annullato con rinvio le assoluzioni di Agostino Marrazzo (per il reato di omicidio) e poi quelle di Sabatino Marrazzo e di Gallo per il reato previsto dall’art. 416/bis. Poi sono state confermate tredici condanne.
Agostino Marrazzo era stato condannato all’ergastolo il 6 luglio 2018 dal gup di Catanzaro. Ma in secondo grado era caduta l’accusa di omicidio ed era stato condannato per associazione mafiosa a dieci anni di reclusione.
L’operazione contro la cosca della Valle del Neto scattò il 18 ottobre del 2016, con 36 arresti da parte dei Carabinieri e della Polizia. L’inchiesta, coordinata dalla Dda di Catanzaro, fece luce su una cosca di ‘ndrangheta egemone su sei comuni della Presila da Belvedere Spinello a San Giovanni in Fiore, con propaggini anche in Lombardia. La Dda contestava i reati di: associazione mafiosa, traffico di droga; estorsioni, armi, favoreggiamento dei latitanti, fino agli omicidi di Franco Iona e Antonio Silletta ed al duplice omicidio di Tommaso Misiano e Gaetano Benincasa. Il gup aveva inflitto il carcere a vita ad Agostino Marrazzo, (60 anni di Belvedere Spinello, ritenuto al vertice della cosca ed il mandante dell’omicidio di Franco Iona, avvenuto a Belvedere Spinello l’8 ottobre del 1999.
Lo accusava di quel delitto il collaboratore di giustizia Francesco Oliverio (condannato a 18 anni e 6 mesi dal gup) che si autoaccusò a sua volta di essere l’ideatore ed esecutore dell’assassinio di Antonio Silletta, il macellaio di San Giovanni in Fiore assassinato a Caccuri il 30 dicembre del 2006; ed il mandante del duplice omicidio di Tommaso Misiano e Gaetano Benincasa, avvenuto a Rocca di Neto il 18 luglio del 2008. Ma i giudici dell’Appello non considerarono provate le accuse a Marrazzo che venne assolto in secondo grado dall’omicidio. Oliverio venne condannato in Appello a 16 anni e 2 mesi.
Caddero in Appello anche per accuse di mafia per Sabatino Domenico Marrazzo che venne assolto (era stato condannato dal gup a 8 anni) e per Saverio Gallo (di S. Giovanni ma residente nel Milanese), condannato in appello a 7 anni e due mesi, rispetto ai 9 anni del primo grado.
Il collegio composto anche da sei giudici popolari confermò poi le condanne a Domenico Bitonti (30 anni, S. Giovanni in Fiore), 1 anno e 4 mesi; Luigi Bitonti (32, Castelsilano), 1 anno e 4 mesi; Saverio Bitonti (57, Castelsilano) 11 anni e 6 mesi; Ignazio Bozzaotra (47, Castelsilano) 1 anno e 4 mesi; Salvatore De Marco (38, S. Giovanni), 8 anni; Giovanni Madia (53, S. Giovanni in Fiore) 9 anni e 2 mesi; Giovanni Marrazzo (66, Belvedere S.) 10 anni; Francesco Rocca (73 anni, Cosenza), 10 anni; Giovanni Spadafora (50, S. Giovanni in Fiore), 10 anni e 4 mesi; Vittorio Spadafora (44 anni, S. Giovanni) 3 anni e 8 mesi; Ilario Spina Iaconis (37, S. Giovanni in Fiore) 6 anni e 8 mesi; Paolo Spina Iaconis (44, S. Giovanni in Fiore) 6 anni e 8 mesi; Pasquale Torromino (53, Crotone) 7 anni.
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