Nuovo ospedale, lavori di riqualificazione delle abitazioni (ecobonus) e lo storico settore rifiuti. “Opportunità” per la criminalità organizzata che, dopo la maxi-operazione “Scott Rinascita” avrebbe cercato di rialzare la testa, di rimpinguare le casse attraverso il collaudato sistema delle estorsioni nel tentativo di spillare denaro per l’opera in costruzione e alle ditte impegnate nella riqualificazione delle case.
La “gallina dalle uova d’oro”
Un aspetto che emerge con una certa chiarezza dalla recente indagine coordinata dalla Dda è quello relativo al settore rifiuti nel capoluogo. Le contestazioni fanno riferimento al 2009 e al 2016, ma dal quadro emerge un settore nelle mani della criminalità organizzata che avrebbe fatto il bello e il cattivo tempo, determinando assunzioni e mettendo mani su appalti e servizi del comparto. Una sorta di “gallina dalle uova d’oro” per le cosche; un affaire da cui la ’ndrina Pardea-Ranisi fino al 2016 sarebbe stata esclusa. Ciò avrebbe determinato «frizioni» nel contesto criminale locale sino alla consumazione (dal 2016 in poi) di «plurimi atti intimidatori di matrice estorsiva, volti appunto a rivendicare la partecipazione» da parte dei Ranisi «alla spartizione degli utili derivanti dalla gestione degli appalti nel settore». In base a quanto emerge dallo spaccato delle dinamiche dei clan vibonesi nel settore rifiuti, delineato dalla Dda di Catanzaro – grazie anche all’apporto fornito dai collaboratori di giustizia Andrea Mantella e Bartolomeo Arena (anche loro indagati a piede libero nella recente indagine) – storicamente e fino al luglio 2011 nell’affaire tangenti sulla gestione dei rifiuti a Vibo avrebbero avuto le mani in pasta tre gruppi: uno quello facente riferimento a Mantella – il quale, secondo quanto dallo stesso dichiarato alla Dda aveva estromesso i Lo Bianco «anche se loro potevano mettere qualche buona parola per qualche assunzione» – poi il gruppo legato al boss Pantaleone Mancuso (alias Scarpuni) e quello facente capo al boss Rosario Fiarè di San Gregorio d’Ippona.
Il patto
Secondo quanto dichiarato da Andrea Mantella ci sarebbe stato un accordo tra lui, «Luni Mancuso e la società incaricata della raccolta» (il riferimento è all’Eurocoop): «Noi mettevamo i mezzi e il patto era il seguente: se riuscivamo a tenere fuori le forze dell’ordine tutto andava liscio, altrimenti» il titolare della ditta «sapeva che doveva denunciare in Prefettura le infiltrazioni mafiose. Lui ci disse – prosegue Mantella – che se tutto fosse andato bene ci avrebbe remunerati facendoci lavorare; anche con sovrafatturazioni pagava le tangenti e con assunzioni. A Natale oltre al cesto con champagne, salmone, ecc. ricevevo una bustarella con 10mila euro e la stessa cosa veniva fatta per Luni Scarpuni... I gruppi oltre a ricevere le tangenti dalla gestione dei rifiuti, imponevano le assunzioni ed i mezzi che dovevano operare». Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Catanzaro