Emilia-Romagna, Lombardia, Veneto ma anche Basilicata. Le cosche della provincia di Crotone non sono state solo in grado di allungare i “tentacoli” sulle aree di provenienza, ma si stanno confermando sempre più capaci di fare affari anche lontano dai loro confini. Lo scrive la Direzione investigativa antimafia nella sua relazione semestrale al Parlamento che ha fatto il punto sulla geografia criminale del Crotonese. Su tutti, l’organismo investigativo interforze che ha esaminato il periodo luglio-dicembre 2021 cita l’Emilia dove è stato ribadito «il radicamento della ‘ndrangheta con qualificate proiezioni di cosche crotonesi», tra le quali i Grande Aracri ed i Farao-Marincola di Cirò Marina. «La penetrazione nel tessuto economico e imprenditoriale – si legge nel report in riferimento all’Emilia – tenderebbe a connettere la ‘ndrangheta alla cosiddetta zona grigia in cui orbitano professionisti e imprenditori». E «questi ultimi a loro volta – viene evidenziato dalla Dia – rappresenterebbero un contatto privilegiato con quegli ambienti funzionali ad ottenere anche sostegno finanziario e a realizzare nuove e strumentali iniziative economiche».
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