L’ennesima dimostrazione arriva dalla Distrettuale antimafia; sancisce la pesante ingerenza delle organizzazioni criminali sulle imprese impegnate nel settore della nettezza urbana, dove lo spartiacque tra “vittime e carnefici” è sempre piuttosto labile. Il capitolo aperto dagli inquirenti, benché non ancora chiuso, conferma ancora una volta che gli appalti pubblici non scatenano solo gli appetiti delle cosche ma calamitano anche l’attenzione all’interno degli enti pubblici e di soggetti degli apparti burocratici. I gravi indizi di colpevolezza a carico di cinque indagati, culminati con misure cautelari in carcere e altre sette persone indagate a piede libero, mettono a nudo vicende che in passato hanno particolarmente scosso la gestione di un settore, come quello dei rifiuti, che nel corso degli anni ha assorbito ingenti risorse finanziarie, molte delle quali finite per essere intercettate dalle organizzazioni malavitose operanti sul territorio. Oggi, grazie alla collaborazione dei pentiti, gli inquirenti sono riusciti a focalizzare la loro attenzione su episodi eclatanti che hanno messo in primo piano soprattutto minacce ed estorsioni. Metodi che appartengono alla sfera criminale. Rimangono, tuttavia, coni d’ombra che le indagini non sono ancora riuscite a spazzare via, alimentando sospetti più che legittimi sulla gestione della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti.
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