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Terremoti, il piano della Protezione civile a Catanzaro c’è ma è vecchio

L’ultimo consistente aggiornamento del documento comunale risale al 2014, nel 2018 solo lievi modifiche. Diventano necessarie verifiche sulle aree individuate come luoghi di raccolta e ricovero

Più che di danni, alla fine, si può parlare di un grosso spavento. Fortunatamente è questo l’esito della scossa tellurica che ha svegliato la città e il territorio provinciale nella notte tra mercoledì e giovedì. Ma un sisma, anche se privo di particolari conseguenze fisiche, non è mai qualcosa da sottovalutare né da parte dei cittadini né, soprattutto, da parte delle istituzioni, chiamate a sensibilizzare la popolazione in chiave preventiva, con informazioni e iniziative continue. Ma anche attraverso una adeguata gestione del territorio, dunque dei siti destinati a diventare, in caso di necessità, aree di attesa, di ricovero e di ammassamento dei soccorritori e delle risorse. Per fare ciò occorrono dei piani aggiornati. E su questo la città sconta un deficit non da poco, considerato che il Piano comunale di protezione civile risale al 2014, con alcune modifiche fatte nel 2018.
Il capoluogo di regione ha 63 aree di attesa, luoghi di prima accoglienza, nei vari quartieri per una capacità di accoglienza di circa 170mila persone; sono invece 28 le aree di ricovero, per circa 66mila persone; quelle di ammassamento di soccorritori e risorse sono invece tre: la sede della Protezione civile e del mercato agroalimentare a Germaneto, il parcheggio del parco commerciale “Le Fontane” e il piazzale di un ex cantiere della Statale 106 adiacente alla Motorizzazione.
È chiaro che in questo scenario diventa strategico il ruolo del Piano comunale di protezione civile: la prima versione risale al 2009, l’adeguamento a cinque anni più tardi. Poi solo lievi modifiche, stando ai documenti ufficiali reperibili sui canali del Comune. Sono dunque passati otto anni e il documento non è stato oggetto di aggiornamenti radicali.

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