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Falsi testamenti a Catanzaro, i “parenti” emigrati in America per ingannare l’ufficio anagrafe

Emergono nuovi particolari nell’inchiesta sulla truffa. La testimonianza sul ruolo esercitato dall’avvocato Bruno

Non solo intercettazioni e riscontri documentali, gli inquirenti hanno potuto ricostruire il sistema dei falsi testamenti anche grazie alla testimonianza di due donne. La prima lavora nell'ufficio anagrafe di un paese della provincia, la seconda dirige un ufficio postale in provincia. Entrambe sono state testimoni del tentativo messo in atto dal gruppo, finito nel mirino di carabinieri e polizia, di accaparrarsi l'eredità di un anziano scomparso da poco.
Il parente americano Secondo la ricostruzione della Procura le menti del piano sarebbero stati Marco Scalzo insieme al dipendente delle Poste Luciano Crispino, sarebbe stato lui stesso a verificare «l'ingente patrimonio» dell'anziano deceduto. Il primo passaggio per realizzare il falso testamento e mettere le mani su quei soldi è procurarsi un certificato di morte. L'incarico virene affidato a Gianfranco Cappellano.

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