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Crotone, morta dopo un incidente. Accuse più gravi a 4 medici

Deceduta per malposizionamento della Peg. In aula il pm ha modificato il capo d’imputazione dopo una perizia tecnica

Si aggrava la posizione per 4 degli 8 medici dell’ospedale di Crotone e della casa di cura Sant’Anna accusati di omicidio colposo per la morte di Milvia Ciarletta, la 26enne di Monteiasi (Taranto) deceduta il 7 febbraio 2018 nel presidio ospedaliero di Crotone per shock settico dovuto secondo l’accusa al «malposizionamento» della Peg (Gastrostomia endoscopica percutanea).
Ieri, davanti al giudice per le udienze preliminari Michele Ciociola, il pm Pasquale Festa ha modificato il capo d’imputazione in seguito agli esiti della perizia medica disposta dal gup. Nello specifico, scrive il pm, Maria Ursino ed Elio Leto, i chirurghi dell’istituto Sant’Anna che per prima ebbero in cura la ragazza, «dopo aver sostituito la Peg che alimentava Milva Ciarletta e prima di iniziare l’alimentazione come con soluzione ipertonica-ipercalorica-iperproteica», avrebbero omesso di «eseguire la prova diretta per verificare il buon funzionamento della nuova sonda Peg installata». Una manovra, che «avrebbe scongiurato l’insorgere della peritonite chimica da malposizionamento Peg», da cui derivò la morte della ragazza. Mentre Eugenia Cardamone e Giovanni Ruggiero, rispettivamente chirurga del San Giovanni di Dio e medico di guardia dell’ospedale civile, dove la ragazza venne successivamente trasferita, «nonostante il miglioramento» delle sue «condizioni generali», non avrebbero eseguito «tra le 22.40 e le 01.25 un intervento chirurgico per la bonifica del focolaio causa della peritonite», al punto da determinare «l’ingiustificato e colpevole ritardo» nell’eseguire «il necessario intervento chirurgico» che invece venne effettuato il 6 febbraio «in presenza di un quadro» clinico «deteriore».

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