Il quadro emerso dal primo report della Stazione zoologica “Anton Dohrn” non è molto confortante. Il 26,40% delle aree contaminate da sostanze chimiche viene considerato un campanello di allarme da non sottovalutare anche se in altre zone d’Italia i livelli di metalli e altre sostanze nel terreno e in mare sono di gran lunga superiori. Contaminazione riscontrata nell’entroterra che, giocoforza, arriva in mare «anche se – precisa il prof. Silvio Greco (vice presidente della Dohrn) – non c’è alcun problema legato al consumo di pesci, molluschi e crostacei pescati nel nostro mare». Insomma non c’è alcun allarme in tal senso anche perché l’acqua salata del mare «che ha una capacità di resilienza incredibile» uccide la maggior parte dei patogeni. Comunque sia le Procure di Vibo Valentia e di Lamezia Terme – guidate rispettivamente da Camillo Falvo e da Salvatore Curcio – hanno disposto e stanno coordinando mirate indagini, proprio allo scopo di arginare il fenomeno messo a nudo dalle approfondite indagini (che hanno riguardato, terreno, colonna d’acqua e sedimenti) svolte dai ricercatori della Stazione zoologica che in questi giorni ha effettuato ulteriori prelievi tra Reggio Calabria e Roccella Ionica, arrivando complessivamente a un totale di 380 punti di campionamento dall’inizio dei rilevamenti. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Catanzaro