Catanzaro: periferie e ghetti, volti della stessa città. La discussione approderà in Consiglio

Rappresentano il volto dolente del capoluogo di regione, strette tra le aspettative di un tempo e la durezza del presente, fatto in buona parte di quel degrado che dall’aspetto più fisico ed esteriore sconfina in quello sociale. Le periferie del capoluogo di regione rappresentano, e non da adesso, il fallimento delle misure che negli anni, anzi nei decenni, si è provato ad adottare, ad esempio, per creare l’integrazione della comunità rom, per promuovere migliori condizioni di vita a tutti i residenti, garantire maggiore sicurezza e parità dei diritti rispetto ai cittadini che vivono nelle zone “giuste” della città.
Ma in realtà ci sono periferie e periferie. Lo evidenzia il consigliere comunale Nunzio Belcaro (Cambiavento) che distingue tra periferia e ghetto: «Un conto è parlare di Viale Isonzo e in parte dell’Aranceto, dove c’è una situazione inaccettabile per una città di provincia come la nostra, più simile e realtà di grandi aree metropolitane, di banlieue. Qui mancano pezzi di Stato, manca il resto della città». Diverso, spiega, è il discorso di zone come Fortuna, Corvo che hanno situazioni differenti e bisognose, magari, di maggiori collegamenti con la città, di rapporti più fluidi ma dove c’è un tessuto sociale vivace.
La tragedia del quartiere Pistoia, con la morte dei tre fratelli Corasoniti nell’incendio dell’abitazione dove vivevano assieme agli altri familiari, ha riportato bruscamente l’attenzione sulle realtà più isolate del capoluogo. Realtà che il mondo del volontariato ben conosce, ma la cui azione deve incastonarsi necessariamente in quella, più ampia e programmatoria, delle Politiche sociali comunali.