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Catanzaro, le relazioni che inguaiano la Stanleybet: per i Monopoli non ha l’autorizzazione

I particolari dell’inchiesta che ha portato al sequestro delle insegne della società in tutta Italia

L’ex ospedale militare che ora ospita la Procura della Repubblica di Catanzaro

L'inchiesta che ha portato al clamoroso sequestro delle insegne e dei marchi della società di scommesse Stanleybet Malta in tutta Italia è partita per un debito di 10mila euro. Protagonisti, e indagati dalla Procura di Catanzaro, sono un 35enne catanzarese Damiano Paparazzo (difeso dall'avvocato Francesco Gigliotti) ex titolare di un’agenzia a Cropani, e Carmel Charles Rapa, il legale rappresentante della Stanleybet Malta Ltd, con sede a Valletta. Quest'ultimo nel settembre 2021 ha presentato una denuncia per appropriazione indebita nei confronti di Paparazzo. Nella querela la società maltese spiegava di aver firmato un accordo di prestazioni di servizi con il 35enne catanzarese che da parte sua si era impegnato a trasferire a Stanleybet le somme versate dai giocatori nella sua ricevitoria ogni settimana. Secondo la denuncia a settembre 2020 Paparazzo non avrebbe versato 10mila euro. Aperte le indagini la sezione di pg della polizia ha scoperto che per due volte il 35enne catanzarese aveva richiesto alla Questura il rilascio della licenza per poter operare per conto della Stanleybet. In entrambi i casi le richieste erano state respinte poiché la società maltese, secondo la Questura catanzarese, non risultava essere tra quelle che hanno aderito alla regolarizzazione del 2014. Per chiarire la vicenda il pm Francesco Bordonali si è rivolto a un tecnico e ha chiesto chiarimenti a Luca Turchi, dirigente dell’ufficio controllo giochi dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli di Roma. Secondo quanto dichiarato dal dirigente «la Stanleybet Malta Ltd non possiede alcuna concessione per la raccolta su rete fisica ed è autorizzata, esclusivamente, all’esercizio dell’attività di scommesse su rete a distanza».

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