Due imputati sono finiti a processo, mentre gli altri 12 hanno optato per il rito abbreviato. Ieri, davanti alla gup di Catanzaro Chiara Esposito, è terminata così l’udienza preliminare del procedimento nato dall’inchiesta Jonica della Dda. Si tratta dell’operazione che, sulla scia del blitz Malapianta del 2019, ha inferto un altro duro colpo alla cosca Mannolo-Zoffreo-Trapasso-Falcone di San Leonardo di Cutro. Estorsione, usura e trasferimento fraudolento di valori, tutti reati aggravati dal metodo ‘ndranghetistico: sono queste le accuse che, a vario titolo, i pm Domenico Guarascio e Paolo Sirleo contestano ai 14 imputati. Le indagini, venute alla luce il 2 maggio scorso con l’esecuzione di 10 arresti da parte dei finanzieri di Crotone, hanno smantellato non solo l’imposizione del “pizzo” alle strutture ricettive delle province di Crotone e Catanzaro, ma anche i prestiti di denaro a tassi usurai elargiti agli imprenditori dai “sanleonardesi”. L’attività investigativa, infatti, avrebbe dimostrato come la “locale” di ‘ndrangheta di San Leonardo di Cutro, capeggiata dal presunto boss Alfonso Mannolo, tra il 2001 e 2020 fosse riuscita a dettare legge lungo tutta la costa, da Steccato di Cutro all’Alto Ionio catanzarese. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Catanzaro