Klaus Davi non ha diffamato il nipote del boss Vincenzino Iannazzo. Lo ha deciso venerdì 18 novembre alle ore 19 il giudice monocratico Dott.ssa Patrizia Costa del tribunale di Milano, assolvendo il giornalista dall'accusa di diffamazione (giudizio di primo grado). Davi era stato rinviato a giudizio per il titolo di un post su Facebook che era stato giudicato offensivo dal nipote del boss lametino. La Procura di Milano aveva chiesto la pena di sei mesi di carcere per il giornalista. Ma il Giudice lo ha assolto "perché il fatto non sussiste". Le motivazioni saranno rese note fra 30 giorni.
Gli avvocati del noto opinionista, Simona Giannetti (Foro di Milano) ed Eugenio Minniti (Foro di Locri), si dicono soddisfatti: «Siamo felici per la decisione del Giudice e non poteva essere altrimenti visto che il nostro assistito si era limitato a documentare una realtà come fa sempre e da anni. Klaus Davi ha solo fatto il proprio lavoro di giornalista coraggioso che gira per tutta la Calabria e nei territori di 'Ndrangheta del Nord Italia, ricordiamo senza alcuna tutela e scorta, e ha l'unica colpa di privilegiare l'antimafia sul campo anziché quella da salotto e dei convegni. In quei giorni, come abbiamo chiarito nel corso dell'Udienza a Milano, si trovava a Lamezia dopo che era scoppiato il caso del trasferimento di Vincenzo Iannazzo che aveva animato una discussione pubblica molto sentita nella primavera del 2020. Il 67enne malato da tempo era detenuto al Sai (Servizio di assistenza intensificato) del carcere di Parma. Giornalisti di tutta Italia erano accorsi a Lamezia in quelle ore per documentare il ritorno del boss nel suo storico territorio, tra i quali anche Danilo Lupo, inviato di punta di "Non è l'Arena" di Giletti. Klaus Davi aveva girato un video il cui titolo però era stato ritenuto offensivo da uno degli intervistati». Ma per il Tribunale di Milano Davi ha esercitato il diritto di cronaca.