Sanità, ovvero il nodo da sciogliere. E si è ingarbugliata la sanità nel Vibonese, dove la mancanza di personale, le condizioni strutturali dello Jazzolino, le carenze dei presidi sparsi in provincia e della medicina del territorio, il dolore dell’utenza, i presunti casi di malasanità e la violenza si sono indissolubilmente intrecciati. Tante sfaccettature di un volto che appare ferito.
Perché se la violenza è sempre da condannare senza se e senza ma, ci sono ombre che offuscano tutte le luci dell’abnegazione e del sacrificio degli operatori. Sono le ombre dell’impotenza di chi perde i suoi cari, la rabbia di chi chiede aiuto e a volte non trova nessuno. E non trova nessuno, perché il più delle volte il numero di quanti lavorano dentro quegli ospedali è così risicato, da non lasciare spazio all’immaginazione.
È questa la storia, che come un refrain si ripete ormai al Pronto soccorso da mesi. Mesi in cui gli appelli dei medici si sono ripetuti in successioni. Appelli, proteste, lettere. All’Asp, al Prefetto. Sono pochi, costretti a turni stressanti e così capita che alcuni pazienti debbano attendere più di quanto è dovuto. Accade che il trasferimento in un altro ospedale rallenti, perché è il tempo che non pare dilatarsi all’infinito tra i corridoi del reparto dove l’urgenza, invece, è di casa.
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