Il dibattimento «ha portato alla luce l’esistenza di un’associazione», capeggiata dall’avvocato Salvatore Andrea Falcone, che aveva come obiettivo «il favoreggiamento della permanenza illecita di cittadini stranieri» in Italia. E poi: «Il servizio» offerto dall’organizzazione «era subordinato all’imprescindibile versamento di un compenso che costituiva il presupposto per l’attivazione dei sodali» per raggiungere il «comune fine delittuoso». Ecco spiegato perché, lo scorso 15 luglio, il Tribunale di Crotone ha inflitto nove condanne, e deciso due assoluzioni, al termine del processo di primo grado nato dall’inchiesta “Ikaros” coordinata dalla Procura su un presunto giro di permessi di soggiorno “facili” concessi agli immigrati. L’operazione, scattata il 17 febbraio 2021 con l’esecuzione di 24 arresti da parte dei poliziotti della Squadra mobile di Crotone, smantellò due ipotizzati gruppi criminali - formati da avvocati, mediatori culturali e interpreti - che tra il 2017 e il 2020 avrebbero lucrato illecitamente sulle pratiche per la protezione internazionale data agli stranieri. Falcone, scrivono nelle motivazioni della sentenza le giudici estenditrici Elvezia Cordasco (presidente) e Assunta Palumbo, sarebbe stato il promotore della prima associazione che vedeva tra i partecipanti anche i mediatori Intzar Ahmed e Soaib Ahmad. «Con la collaborazione di alcuni intermediari», evidenzia il collegio giudicante, il legale «offriva ai suoi clienti, già presenti in Italia, la propria attività di assistenza che non si limitava nella normale assistenza legale ma si estrinsecava in una pluralità di servizi» - tra cui le «storie personali di fantasia» per «trarre in errore» i funzionari delle Questure di Crotone e Catanzaro e della Commissione territoriale – così da «ottenere illecitamente un titolo che garantisse agli stranieri» di rimanere «sul territorio dello Stato».