Adesso potranno essere demoliti gli 11 manufatti abusivi realizzati a Steccato di Cutro vicino alla foce del fiume Tacina, su un’area di proprietà dell’ex Arsac (adesso confluita in Calabria verde).
Il Consiglio di Stato, confermando nei fatti la decisione del Tar di Catanzaro del 2020, ha rigettato le istanze (il ricorso avverso la sentenza del Tar), avanzate da nove persone che chiedevano l’annullamento delle 11 ordinanze dirigenziali di abbattimento emesse nel 2019 dal Comune di Cutro. Si tratta di immobili, hanno ribadito i giudici amministrativi di secondo grado, che sono stati costruiti in «assenza di titolo edilizio e in area sottoposta a vincolo paesaggistico-ambientale e zona di protezione speciale». Inoltre, il CdS ha anche smentito la tesi degli appellanti che si sono sempre detti «estranei ai fatti» in quanto non identificabili con «gli autori degli abusi». Al contrario, si legge nella sentenza, «il comportamento processuale» tenuto dai ricorrenti («ovvero l’interesse ad ottenere l’annullamento delle ordinanze di demolizione per rimanere – come da loro ammesso – nella detenzione, qualificata o no che sia dà un titolo apparente degli immobili»), dimostra «che gli stessi sono anche senza essere, per piena prova, gli autori degli abusi e i proprietari degli immobili abusivi, quantomeno i loro possessori-detentori».
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