Al centro dell'operazione anti-'ndrangheta di questa notte, portata a termine dai carabinieri del Ros (con il supporto dei colleghi del comando provinciale di Vibo) e sotto il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, c'è l'associazione mafiosa ovviamente. Ma il fulcro dell'inchiesta è legato al riciclaggio internazionale e alla truffa.
Colpo alla 'ndrangheta di Sant’Onofrio
Un'attività criminale che coinvolge più Stati. La 'ndrangheta di Sant'Onofrio, dove è egemone il clan Bonavota (Pasquale Bonavota è uno dei quattro super latitanti, ricercato dal 2018, dopo l'arresto di Messina Denaro) e le sue ramificazioni nel Nord Italia e all'estero. "L’odierna indagine - suffragata dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia - testimonia l’appartenenza all’articolazione territoriale di ‘ndrangheta attiva su Sant’Onofrio di quattro soggetti uno dei quali, per agevolare le attività di riciclaggio in favore della cosca, ha costituito una serie di società di diritto italiano, ungherese e cipriota, fittiziamente intestate a terzi soggetti".
Il riciclaggio in Ungheria
Le indagini dei carabinieri del Ros documentano un articolato sistema di riciclaggio internazionale. Alcuni degli indagati, secondo l'accusa, avrebbero agevolato e le attività di riciclaggio in favore della cosca. Uno di questi ha costituito una serie di società di diritto italiano, ungherese e cipriota, fittiziamente intestate a terzi soggetti. Tra le persone arrestate figurano Basilio e Gerardo Caparrotta, entrambi di Sant'Onofrio. Il primo, 61 anni, era stato coinvolto nell'operazione Columbus: fu arrestato e poi assolto dopo il processo per narcotraffico. Il primo è stato condannato in abbreviato a quattro anni di reclusione nel processo Petrolmafie (in sostanza il secondo troncone del processo Rinascita-Scott). Inoltre, dal comunicato diffuso dai carabinieri si evince che per tre indagati sono state disposte delle interdittive, ovvero il divieto di esercitare attività imprenditoriali o uffici direttivi di persone giuridiche. Il provvedimento ha riguardato cinque società immobiliari (quattro delle quali con sede a Budapest e una a Milano), due immobili a Pizzo, uno yacht intestato a una società ungherese, quattro veicoli immatricolati in Italia nonché rapporti finanziari e conti correnti italiani e ungheresi. È stato, altresì, eseguito un sequestro preventivo finalizzato alla confisca di beni e società per un valore di circa 3 milioni euro.
Il ruolo dell’avvocato
Tra le persone coinvolte nell’inchiesta figura anche il nome di un avvocato ungherese, Edina Margit Szilagyi 55 anni nata a Budapest. Quest'ultima ha ricevuto un mandato di arresto europeo poichè risultata intestataria del 50% delle quote societarie di una società terminate nelle carte dell'inchiesta.