A Paravati la calma – lo è oggi come lo è stato in passato – continua a essere apparente. Lo tsunami provocato dalla recente inchiesta di Dda e Polizia sembra non abbia agitato più di tanto gli ambienti vicini e la stessa Fondazione nata su input della Serva di Dio, Natuzza Evolo. Ente morale finito ancora una volta al centro dell’attenzione in questo caso in seguito al coinvolgimento nell’operazione “Olimpo” del suo presidente Pasquale Anastasi il quale, a distanza di alcuni giorni dal blitz che ha portato a 56 arresti (78 gli indagati complessivamente) continua a mantenere la carica. Ma al di là del coinvolgimento di Anastasi (ex dg della Regione) nella nuova operazione contro la ’ndrangheta vibonese, sono alcuni contenuti delle intercettazioni a gettare ancora una volta ombre sulla Fondazione di Paravati che soltanto da qualche anno aveva archiviato le polemiche innescate dal braccio di ferro sulle modifiche allo Statuto tra il precedente vescovo della diocesi Mileto-Nicotera-Tropea e l’Ente morale. Uno scontro al quanto duro con dimissioni e divieti andato avanti dal maggio 2017 al 2020. Come si ricorderà, infatti, il 13 dicembre del 2020 veniva approvato dai soci fondatori, riuniti in assemblea, lo Statuto anche se a mettere definitivamente la parola fine era nell’agosto del 2021 l’amministratore apostolico che approvava la convenzione e il relativo disciplinare per la gestione della chiesa e nominava rettore del santuario padre Michele Cordiano. Luogo di culto che veniva, finalmente, consacrato lo scorso agosto dal vescovo attualmente in carica. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Catanzaro