Non solo la discarica “en plein air” all’interno e all’esterno dell’accampamento ma anche la continua fuoriuscita di liquami nell’area del vicino ospedale: un problema che insiste e persiste. L’inesorabile depotenziamento del presidio sanitario, messo in atto da una politica clientelare e miope, ha ridotto il nosocomio cittadino ad un casermone vuoto, svilendo così la professionalità di chi vi opera. A peggiorare la situazione la vicinanza col campo rom che rende l’area che delimita il “Giovanni Paolo II” e gli altri edifici limitrofi decisamente poco sicura, sul piano igienico-sanitario e ambientale.
Dunque, l’annosa questione relativa al ghetto di Scordovillo è sempre lì, sempre quella; anno dopo anno la situazione rimane statica, anzi è sempre più grave e la narrazione diventa replicante. Il refrain è ormai un disco rotto: l’emergenza non è più urgenza ma uno status quo di cui si interessano anche i media nazionali ma a livello locale il muro dell’indifferenza e dell’impassibilità diventa sempre più granitico. Col tempo si sono susseguite le segnalazioni di associazioni e movimenti ambientalisti, di sodalizi attivi in campo civico e sanitario. Ma l’indignazione e la protesta a nulla sono valse.
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